Tuttavia il senso di vuoto, di inutile...di sprecato incombe sulla mia vita e fatalmente si riflette in ciò che più intensamente mi rappresenta, la scrittura. Molto tempo fa non usavo i puntini di sospensione, ero sicuro, quasi arrogante nell'esprimere il mio pensiero: possedevo una certa autostima da questo punto di vista, spesso in gioventù si deve essere così. Da anni le cose son cambiate, so di non riuscire a tirar fuori tutto, solo una piccola parte dell'emozione profonda che ho in testa passa nelle righe. Mi sento impotente a scrivere tutto e i puntini di sospensione indicano esattamente quello spazio vuoto e inespresso. Forse raggiunge ugualmente il mio scopo, forse comunica. O forse no e viene interpretato in altro modo. Comunque non è un vezzo. Sto chiudendo tutto, è estremamente difficile per me restare qui, i residui meccanismi di interlocuzione si sono ulteriormente usurati e so che un blog senza interlocuzioni non ha senso. Quindi non ne posso avere nemmeno io. Lasciare solo uno spazio per leggere i miei testi mi pare un gesto arrogante e stupido: perchè dovrei ritenermi un comunicatore di validi concetti? Talmente elevati da non rispondere mai a nessuno? Talmente superiori come sintassi da non poter essere avvicinati da nessuno? Ho trascorso la mia vita pensando esattamente il contrario, non ho mai amato i guru a qualsiasi corrente appartenessero, provo un fastidio fortissimo quando ne incontro qualcuno. Così non ho speranza soprattutto in questo ambiente. Devo mettere un diaframma tra il mio silenzio interiore che diventa ogni giorno più assordante e l'esterno reale che brulica fuori nel mondo reale; il salotto deve essere ridotto, estremamente elitario, non deve prevedere discussioni come estensioni necessarie di un galateo da rete che io non ho mai ossequiato. Devo riprendermi il tempo della lettura cartacea e non...sinceramente trovare qualcosa su cui convenga intervenire è evento rarissimo e mi pare evidente che tale condizione DEBBA RIGUARDARE ANCHE CIO' CHE SCRIVO IO. Ho detto addio a molte cose negli ultimi 20 anni: scioccamente sono rimasto in attesa di un nuovo che le sostituisse. Vestito a festa, lustrato da capo a piedi, fidando nel mio intuito e nella buona volontà comune. Sto dando l’addio ad altre cose ancora, il sogno interiore dal quale erano nate lo conservo dentro di me come lo stampo intellettuale che comunque ho vissuto. Ma l’addio rimane, inequivocabile. Sono giorni terribili, passeranno dopo aver schiantato un certo numero di vite; chi resterà potrà dimenticare (è sempre un buon sistema) o imbastire un’illusione più articolata e duratura. Scrivere su un blog ha le sue stagioni come la vita. Vi sono momenti che nascono e crescono in modo estraneo a quello che mostri di te in pubblico: sono vite diverse e parallele, righe che non hai scritto perchè non sapevi, non immaginavi, non riflettevi. Però sono lì davanti a te e ti osservano, forse ridono di te e attendono il tuo ennesimo tracollo.

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