taccuino



Sta accadendo di nuovo, lo sento con assoluta certezza: quindi devo scriverne, ora, subito, prima che il senso diventato carnale svanisca e ritorni a viaggiare su sentieri nascosti e non esprimibili a parole. Ho scelto un certo numero di blogger da seguire: evidentemente ciò che avete scritto è andato al di là di alcuni vostri propositi. Ha smosso le leve giuste e mi ha portato su un’altra collina, davanti ad un’altra prospettiva di me stesso. Vorrei molto da chi mi legge, moltissimo: lo ammetto io vorrei più di quello che merita ciò che scrivo, vorrei che la comunicazione fosse tale e quindi perfetta. Tu me la daresti adesso mentre posi gli occhi su questi segni neri; io credo che sia così e mi allontano per un altro intervallo da quell’altra signora che invia ogni tanto un conto spese esistenziali. Io all’inizio non mi sono posto tanti problemi: uscire dal cammino solitario che mi è stato sempre caro e raccontare anche agli altri lo spirito che mi muoveva, questo fu all’inizio l’impulso vero e profondo. Credo che si capisse facilmente che mi muoveva una componente di liberatorio narcisismo unita ad una più che concreta coscienza(?!) certezza(?!), speranza(?!) d’aver qualcosa da dire. Scrivere è dipanare, dirsi, capirsi, toccare l’essenza e gioire di una verità luminosa e istantanea. Lo penso ancora, il vero problema è trasmettere la luce, non svilirla, non addomesticarla tanto da cambiarne il vero profumo e per ottenere tutto questo bisogna avere il coraggio di restare soli. Sono i commenti, il loro spirito, le altre vite e i loro inevitabili compromessi, sono gli altri bloggers la vita e la morte assieme di ciò che scriviamo.

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